giovedì 7 novembre 2013

culatello elettorale



Viene Natale, epoca in cui, nelle campagne, si uccide il maiale. Ma sono convinto che i cittadini italiani non potranno gustare del culatello né per Natale né mai. Il porcellum - cioè l’attuale legge-porcata elettorale: l’elegante definizione è di uno dei suoi stessi artefici - si salverà ancora. Nella sostanza, se non nella forma. Ha troppi amici altolocati, il suino.
E non ha nemici.  A quelli che si dichiarano tali si possono infatti attribuire le parole che i milanesi mettono in bocca a chi prende di santa ragione pugni e schiaffi e, nel patetico tentativo di non perdere la faccia, si giustifica dicendo: Me n’ha daa, ma ghe n’hoo dii!  “Me ne ha date, ma glie ne ho dette!”.  I nemici del maiale sono tali solo nel gioco delle parti di uno spettacolo ad uso del popolo bue: qualche finto battibecco televisivo, qualche simulata contumelia, qualche recitato e forse precedentemente negoziato insulto. Poi, il silenzio.
Il fatto è che il porcellum piace a tutti. Loro, naturalmente, non noi. Piace tanto, alle segreterie di partito, nominare direttamente i parlamentari e lasciare all’elettore la pura formale ratifica. Lo consentiva anche la vecchia legge - il mattarellum - sia pure in modo appena un po’meno smaccato. Nel 1997, per esempio, l’Ulivo, che assolutamente voleva Di Pietro senatore nelle sue file, lo candidò come capolista nel collegio senatoriale del Mugello, fortezza sicura. Di fatto, cioè, lo nominò. Cito il caso Di Pietro non per malanimo verso l’esuberante, sanguigno ed anche simpatico onorevole Checiazzecca, ma per la nitidezza dell’esempio. Il meccanismo, dopo, è stato semplicemente perfezionato e amplificato dalla legge-porcata, che non ha fatto se non estendere la nomina a tutti i candidati - nel numero corrispondente alla percentuale spettante al partito - sottraendoli alla scelta degli elettori.
“Conoscere per deliberare”, proclamava nelle Prediche inutili Luigi Einaudi. Un liberale. Un liberale: dunque per me, di idee socialiste (ma non craxiane: non scherziamo!), un avversario. Ma che statura di avversario! Mille volte chapeau!, vicino a questi liberali all’amatriciana. Conoscere per deliberare. Come conoscerli, però, i candidati? Alcuni di essi sono noti a tutti, ma sono la minoranza: la larga maggioranza dei parlamentari sono peones, massa di manovra supina perché ricattabile al momento della compilazione delle prossime liste elettorali.
E se invece le liste prevedessero solo candidati residenti nel loro collegio elettorale, dove sono conosciuti non soltanto per le loro idee ma anche per quel che si dice di loro, per la loro moralità pubblica e privata, per la fiducia che è lecito avere nella concreta attuazione politica e promesse elettorali? Vero è che il parlamentare non ha vincolo di mandato. Vincolo giuridico no ma fiduciario sì. E allora devo poterlo premiare o punire alla prossima tornata elettorale. Ma perché ciò accada deve ripresentarsi obbligatoriamente ancora nel suo collegio, non altrove. Beh, scommettiamo che la prossima legge, di indubitabile catoniano rigore - il catonianum, diciamo - non lo prevederà? Che le segreterie si riserveranno il diritto di decidere loro dove iscrivere i candidati? E quindi ripetere, magari con meccanismi ancor più affidabili, manovre alla Di Pietro?
E ancora: chi farà la nuova legge? I parlamentari eletti con la vecchia, ovviamente: i quali hanno un lapalissiano maggior interesse a conservarla che a cambiarla. L’obbedienza acquiescente alla segreteria del partito favorisce il rinnovo del seggio più di quanto non faccia la più faticosa, ardua ricerca del consenso dell’elettore. Quante serie proposte di legge, infatti, quanti determinati, combattuti, tenaci, serrati dibattiti sul tema ricordano le cronache parlamentari negli otto anni di vita della legge 270 del 21 dicembre 2005? Forse moltissimi e sono io che, distratto, non me ne sono accorto e ho notato soltanto gli urli da copione nei talk show. Me n’ha daa, ma ghe n’hoo dii!!
No, cari concittadini: del buon culatello non ne mangeremo. Tutt’al più, della mortadella irrancidita. Se va bene.
7 novembre 2013