Una delle attività più facili, da noi, è fare il profeta.
Non c’è merito. Nel precedente “Culatello
elettorale” dello scorso novembre scommettevo che, invece di quel buon salame,
avremmo mangiato della mortadella irrancidita. Oggi che, passata alla Camera è
però ancora in attesa del voto del Senato, si hagià un’ideadi come sarà la
nuova legge elettorale: e quel giudizio - per citare la compianta Gina Lagorio
- risulta approssimato per difetto. Sono forse ricomparse le promesse
preferenze? Nemmeno per sogno. Avremo nuovamente compagini di designati dalle
segreterie a comporre un Parlamento dalla più o meno intensa sfumatura rosa
secondo l’estro delle pennellate che il pittore senatoriale sovrapporrà a
quelle del deputato. L’elettore coonesti, ratifichi, convalidi, riconosca,
avalli: scegliete voi. Degni di Ulpiano, gli illuminati quanto benevolmente
solleciti giureconsulti lo solleveranno dalla fatica di fargli esprimere un
parere, una scelta. Per aspirare al premio di maggioranza, poi, dovrebbe
bastare il 37% dei suffragi: se il 37% degli italiani vuole una cosa, quella cosa
si farà e dunque avremo una sicura governabilità. Tanto più che gli stessi
giureconsulti hanno previsto uno sbarramento, una soglia minima di suffragi,
per entrare in Parlamento. Anzi, per essere sicuri, invece di una sola soglia -
crepi l’avarizia - ne hanno messe un po’, non si sa mai. È come la punteggiatura
di Totò che nel dettare una lettera conclude: ”Punto! Anzi: due punti!”.
Poi c’è il tema delle incompatibilità. Non so, bene cosa
preveda, ammesso che preveda qualcosa in proposito, l’italicum (bel nome, elegante e patriottico!): soprattutto cosa
preveda in relazione agli attenzionati - un’altra elegante espressione - dall’autorità
giudiziaria. A proposito di preziosità linguistiche: non si potrebbe smetterla
con “vista mozzafiato”, “gettare il bambino con l’acqua sporca”, “questo
paese”, “senza se e senza ma”, “a trecentosessanta gradi”, ”silenzio
assordante”? Per non parlare di spending
review, jobs act, authority, question
time, streaming. O di “Laims” (sic!) come ho sentito pronunciare in
televisione (giuro!) il titolo “Limes” di una nota rivista di geopolitica: il confine
latino diventato la versione inglese di un agrume dei Caraibi. E non posso
nemmeno dirmi allarmato per il destino della nostra lingua. Indurrei in errore,
giacché anche alcune porte sono “allarmate”: ma non perché impaurite, bensì
perché dotate di un dispositivo d’allarme. Guardatevi in giro, se non ci
credete.
Ma torniamo alla legge elettorale: noi che speravamo in un culatellum avremo, ahimé, un italicum. Il quale, come ci chiedevamo, cosa
stabilirà, dopo l’accurato lavoro del Senato, in tema di rapporti con la Giustizia?
Mah. La filosofia che vi presiede, e la prassi che si conosce, suggeriscono
profezie che abbiamo già affermato essere facili. L’idea ispiratrice è nota:
fino a sentenza definitiva (tre gradi di giudizio e una manciata d’anni, quanti
bastano per alcune tornate elettorali: popi, prescrizione) vi è presunzione
d’innocenza. Nobile principio. Che consente di venire eletti, legiferare,
governare anche se colpiti da due condanne ma non da una terza della quale si è
ancora in attesa: altro che solo “attenzionati”. Al nobile principio si attengono
scrupolosamente parlamentari, ministri e sottosegretari. Si sa di molti che, avendo
figli zucconi e bisognosi di ripetizioni private, hanno scelto accuratamente
professori due volte condannati per pedofilia ma ancora in attesa del terzo grado
di giudizio. E di altri che, sempre a corto di tempo, usano affidare ingenti
somme di denaro, perché le versino in banca sul loro conto, a collaboratori due
volte condannati per furto ma ancora in attesa del terzo grado di giudizio. E
di altri ancora - anzi di altre, perché in questo caso la quota rosa è del 100%
- che si affidano per regola a ginecologi due volte
condannati per molestie sessuali, ma ancora in attesa del terzo grado di
giudizio. Solo noi, privati cittadini, irragionevolmente sospettosi, in
analoghe circostanze non vogliamo nemmeno sapere di avvisi di garanzia o di
iscrizione al registro degli indagati, figuriamoci il terzo grado di giudizio o
anche solo il secondo o il primo: a noi, in casi del genere, bastano di solito
le semplici dicerie. Ma si sa, il popolo è forcaiolo, altro che garantista. E
quando sceglie professori per le ripetizioni dei figli, collaboratori che maneggiano
i suoi soldi, ginecologi ai quali affidarsi li pretende insospettati. Valli a
capire, i cittadini.
A proposito di incompatibilità. Si sente spesso criticare
la presenza di magistrati in Parlamento: ma che male possono fare più degli
altri? È molto più grave la presenza di avvocati. Questi sì che dovrebbero
essere ineleggibili: quale maggior conflitto d’interessi di quello di uno che
in tribunale difende l’imputato di un reato previsto da una legge che lui
stesso, in Parlamento, ha il potere di concorrere a modificare in favore del
suo assistito?
Ma su questo punto possiamo essere abbastanza tranquilli: è
difficile che succeda, in Italia.