domenica 21 luglio 2013

RATING E KAZAKHSTAN: NESSUN LEGAME?


Le agenzie di rating ci declassano continuamente, sprecando, con le loro A e le loro B corredate di qualche meno o di qualche più, tutto l’alfabeto e i segni dell’aritmetica (ma non potrebbero anche loro, santiddio, adoperare dei normali numeri, come per i comuni voti di scuola?) mentre, dal canto loro, ministri e sottosegretari si sgolano a rispondere piccati che in fondo l’economia, a guardarla bene… che dopotutto, se si tiene conto di questo e anche di quello, ma al netto di quell’altro, anche i nostri conti…
Certo. Forse quelle agenzie non ci vogliono un gran bene (sentimento che, da parte mia, ricambio volentieri); certamente non sono sempre serene, lucide nelle loro analisi; è anche verosimile che le loro valutazioni siano viziate da altri più o meno sotterranei interessi. E soprattutto - argomento principe - chi diavolo sono costoro, quale democratica elezione, quale popolare suffragio ha conferito loro il potere di giudicare, e col giudizio favorire o danneggiare questo o quello, me compreso?
Va bene, va bene tutto. Incarneranno pure ogni perversione, quelle agenzie, ma fintanto che non riusciamo a sopprimerle, esistono. E può anche darsi che là dentro qualcuno legga i giornali. Legge le notizie che ci riguardano, e forse non solo quelle economiche. Ed ecco allora che magari gli scappa l’occhio su vicende come quella, che tanta considerazione internazionale ci ha meritato, della moglie e della bambina di un dissidente kazako imbarcate a forza su un aereo diretto là dove, secondo l’International Bureau for Human Rights, la donna «ha buone probabilità di finire in galera», dove «le condizioni di detenzione sono orribili» e dove «i pestaggi e le torture sono frequenti» (www.corriere.it, 16.7.2013). Incuriosito, il nostro uomo vuol capire cosa sia successo, il come e il perché, e con grande stupore scoprirà che i ministri competenti per faccende di quel genere non ne sapevano nulla, ma proprio nulla. Hanno fatto tutto i funzionari. Può succedere, nella terra dell’insaputa.
Prima o poi l’uomo - sempre lui, quello del rating - si siederà alla scrivania e deciderà delle A e delle B, dei meno e dei più coi quali dovrà procedere alla nostra futura riclassificazione (l’ultima ci vede a BBB+). Con la testa tra le mani comincerà a riflettere. Pensa e ripensa, gli verrà fatto di considerare che la Shalabayeva e sua figlia non sono affar suo, visto che lui si occupa di economia: ma che tuttavia l’economia italiana è comunque affidata a un governo che nell’affaire Shalabayeva e figlia è pur sempre coinvolto, e se tanto mi dà tanto, dirà… Han voglia allora gli esperti nostrani, i viceesperti, i tirapiedi di prima, seconda e terza classe che, a battaglioni compatti, tenteranno di convincerlo che può anche darsi che da noi qualche pasticcetto possa verificarsi - nessuno è perfetto! - ma che questo riguarda tutt’al più questioni minori come una donna o una bambina che, chissà poi perché, non vogliono essere espulse. E poi, alla fin fine, non l’abbiamo revocata, l’espulsione? E allora? D’accordo: non prima che partissero. L’abbiamo revocata dopo. Ma se si bada a ogni sciocchezza…
 Quando però si tratta di economia, eh no, lì siamo rigorosi.  È l’uomo del rating che, nel suo rozzo pressapochismo, fa di ogni erba un fascio. Immagina, pensa un po’, che se siamo pasticcioni in una cosa potremmo forse esserlo anche in altre. Ma come si fa a ragionare così? Si soffermi piuttosto, a proposito di economia, sulla ferrea determinazione (che tutto il mondo ci invidia) con la quale affrontiamo questioni come l’evasione fiscale o la corruzione, invece di fissarsi su queste cosucce del Kazakhstan!
Qualche giornale comincia anche ad avanzare l’ipotesi che il pasticcio non sia stato in realtà un vero pasticcio ma passato per tale al fine di coprire dell’altro. Io non ho elementi di giudizio e dunque non ne formulo alcuno, limitandomi a registrare quello che si legge sulla stampa. Ma quand’anche così fosse, la stessa copertura - così agevole da smascherare - sarebbe avvenuta in maniera non meno pasticciata del pasticcio autentico.
Però lui - sempre lui, quello dell’ABC, del meno e del più – siede incredulo e tetragono alla sua scrivania. Dal già poco onorevole BBB+ dove ci trovavamo prima, ci ha appena scaraventato a BBB. Bisognerebbe impedirgli di leggere i giornali, prima che, influenzabile com'è da ogni minimo indizio di inaffidabilità, gli venga il ghiribizzo di sbatterci a BBB-, l’ultima tappa prima che i nostri titoli, toccati dall’onta della lettera C, diventino junk bonds: che sarebbe, con leggiadra espressione, “titoli spazzatura”.